La Battaglia delle Egadi, combattuta il 10 marzo 241 a.C., fu lo scontro che concluse la Prima Guerra Punica.
Le ostilità duravano ormai da più di 20 anni e, tra successi e sconfitte, entrambe le potenze erano in crisi sia economica che militare.
L’esercito e la flotta romana assediavano l’ultimo baluardo cartaginese in Sicilia Occidentale, l’odierna Trapani ed il monte San Giuliano (Erice) ad essa collegato.
Per fiaccare e costringere alla resa la città, i romani con a capo Quinto Lutazio Catulo ebbero l’intuizione di bloccare l’arrivo di viveri e militari, ponendo un massiccio assedio da terra e da mare.
La flotta punica, comandata dall’ammiraglio Annone, che aveva, dunque, necessità di rifornire le truppe di terra, decise, all’alba del 10 marzo del 241 a. C., di muoversi da Marettimo, dove aveva fatto tappa, e passare a Nord di Capo Grosso (Levanzo) per raggiungere gli assediati sulla costa trapanese.
Quando le vedette romane, poste probabilmente sul promontorio di Levanzo, segnalarono il passaggio delle navi nemiche all’ammiraglio Quinto Lutazio Catulo, i romani tagliarono in fretta le cime delle ancore e si diressero ad intercettare la flotta cartaginese in mare, a largo di Capo Grosso, cogliendo di sorpresa l’ammiraglio cartaginese Annone.
La flotta cartaginese nel panico si disunì, causando la totale disfatta come raccontato dallo storico Polibio nelle sue “Historiae”. Difficile stabilire il numero di imbarcazioni che parteciparono allo scontro, così come il numero di quelle affondate dei due schieramenti e il numero dei morti. La battaglia dovette essere molto cruenta, considerando il gran numero di rostri recuperati dai fondali.
La sconfitta fu determinante per la resa cartaginese e per il passaggio dell’egemonia sul Mediterraneo da Cartagine a Roma, come sancito dai trattati di pace successivi alla battaglia. La vittoria romana decretò la nascita della prima provincia romana, la Sicilia.