E’ davvero l’obiettivo a determinare le mie scelte o, al contrario, sono le mie scelte, il mio modo di essere e di vivere che determinano l’obiettivo? Rovescio il punto di vista tradizionale. Il fine non è il motore primo dell’agire, ma il risultato di un percorso: l’esito naturale e necessario delle condizioni che lo generano.
Lo scopo è la conseguenza del compimento della mia natura. Il risultato, come la quercia che nasce dalla ghianda, è il frutto naturale di un processo di sviluppo conforme alla mia essenza.
Il valore delle mie azioni non risiedono tanto nella loro conclusioni, ma nelle intenzioni che mi guidano.
Non esistono obiettivi a priori, ma li costruisco attraverso scelte concrete e sono conseguenza delle mie azioni, della mia libertà e della mia responsabilità.
Non esiste un fine ultimo e universale: il risultato segue il mio slancio vitale e la capacità di affermare me stessa.
Ogni obiettivo è figlio del cammino percorso e delle forze che l’hanno reso possibile. Ciò che chiamo “fine” è la risultante, è un prodotto del divenire.
Gli obiettivi non sono stelle fisse cui tendere in modo cieco, ma frutti delle mie opzioni, delle mie esperienze e del mio essere nel mondo: è il procedere che li genera. Un cammino che mi forma e mi trasforma. Il senso della vita che costruisco muovendomi e vivendo pienamente ed in consapevolezza.