“Occupare il tempo”… ha il peso dell’assurdo.
Ogni energia umana è impiegata nel tentativo di riempire il silenzio, evitare il vuoto, distrarsi da sé… Può davvero il tempo essere "occupato", come se fosse un parcheggio, un'attesa al pronto soccorso, un intervallo da saltare a piè pari? Il tempo, questa misteriosa e inafferrabile sostanza della nostra esistenza, l’unica vera ricchezza che ci viene donata e, paradossalmente, è ciò che più sprechiamo.
E’ un'epoca in cui tutto corre. Le agende sono fitte, le notifiche ci rincorrono, l’intrattenimento è a portata di click, eppure, mai come oggi, la noia dilaga. È una noia diversa, sottile, che si traveste da iperattività: non è più quella dei pomeriggi d'infanzia passati a osservare le nuvole, ma quella di chi scrolla freneticamente lo schermo, di chi ha bisogno di essere continuamente stimolato per non sentire il vuoto interiore. È l’angoscia di chi “passa il tempo” come se fosse un fastidio da superare, un ostacolo tra un’attività e l’altra.
Ma cosa significa “passare” il tempo? Non è forse già un’esistenza vissuta nella rinuncia? Un tempo "passato" è un tempo non vissuto. È un tempo che ci attraversa mentre noi, anestetizzati dalla routine e dall'intrattenimento, restiamo immobili e ignari… al rallentatore: fuori sincrono con noi stessi.
L’ossessione per l’“occupare” il tempo è un disagio profondo: la paura di fermarsi, di ascoltarsi, di fare i conti con il silenzio e con il proprio vuoto interiore. È la fuga da sé, mascherata da impegni e intrattenimenti. È una forma di alienazione mascherata da normalità.
Produttivi, performanti, impegnati… che cosa succederebbe se, invece di occupare il tempo, imparassimo a viverlo? Se cominciassimo a considerarlo non come uno spazio da riempire, ma come un’opportunità da sentire, da abitare? Vivere il tempo dando senso al presente e immergendosi nel momento: essere consapevoli. Concedersi lentezza, ascolto, silenzio.
La vera rivoluzione è questa: non correre, ma fermarsi. Non occupare, ma abitare. Non passare, ma cogliere. Il tempo, a ben vedere, non ci appartiene: è un dono e merita rispetto, presenza, gratitudine.
Chi impara a vivere il tempo ogni giorno, ha già iniziato a sfiorare l’eternità.