La sabbia è morbida sotto i piedi e il rumore del mare sembra cullare ogni pensiero. Corro avanti, senza badare a dove metto i piedi, quando Carmen mi richiama:
"Stai attenta!"
Mi fermo, scocciata. "Eh, ma devo sempre stare attenta?", sbuffo. Carmen indica a terra. Tra i sassi e l’acqua bassa, un piccolo granchio si muove, quasi invisibile.
"Sì", dice lei seria, "pure ai granchi dobbiamo volere bene”.
Mi inginocchio a guardare quel minuscolo essere. E’ fragile. Una sola mia distrazione e potrei schiacciarlo senza nemmeno rendermene conto.
Nasce spontanea una domanda, come quando ti guardi allo specchio e ti chiedi chi sei: "È più importante la mia vita o quella di un granchio? Di una formica?"
Il valore della vita non si misura con la grandezza, né con la forza, né con l’intelligenza. Esiste e basta. Ogni essere, anche il più piccolo, combatte la sua battaglia silenziosa per restare vivo, per continuare ad abitare sotto questo stesso cielo che ci copre tutti. E se è vero che io posso pensare, parlare, amare, allora è anche vero che posso scegliere di rispettare. Essere più grandi non ci dà il diritto di distruggere ciò che è più piccolo. Anzi, forse ci obbliga a proteggerlo. Quel granchio, con i suoi movimenti lenti e goffi, è un piccolo pezzo di questo mondo. E io ho il potere di salvarlo o di fargli male. Essere attenta non è solo una questione di evitare di ferirmi, ma di riconoscere che anche la vita più piccola ha un valore che non può essere ignorato.
Carmen raccoglie il granchio con delicatezza e lo posa più vicino all’acqua, dove il mare può riprenderselo. "Vai", sussurra.
Resto a guardarlo finché non scompare tra le onde.
Poi capisco. Esser vigili è un modo di amare, non solo noi stessi. Tutto.