Stringere.

E’ strano, sai?

Stringere… è più facile di mollare.

Aprire la mano… così…, lasciare andare… sembra una sciocchezza. Un gesto da niente.

E invece… no. L’uomo… l’uomo stringe.

Stringe tutto. 

Stringe le abitudini. 

I pensieri che lo tormentano. 

Stringe pure la sofferenza.

E fa una fatica… 

Una fatica che nemmeno se ne accorge. Ma lo senti, eh, lo senti dentro… come se ogni giorno fosse una lotta contro qualcosa che non si vede.

Eppure basterebbe aprire la mano. Lasciare scorrere. Lasciare andare. 

Basterebbe un attimo.

E invece no! Niente! Sempre lì. Stretti. Attaccati.

Sempre le stesse cose. 

Sempre gli stessi pensieri. 

Sempre lo stesso dolore.

"Facimm coccos, uagliù!" 

Eh sì. Facciamo qualcosa! Ma cosa? 

Sempre le stesse cose! 

Sempre gli stessi giri! 

Siamo come criceti nella ruota…, ma convinti che stiamo andando lontano!

Ma lo sai qual è la cosa più assurda? 

Che ci affezioniamo pure alla sofferenza. 

Sì… alla sofferenza. 

Quella che ti accompagna ogni giorno, che ti fa male, ma… almeno la conosci. 

Almeno, quella, non ti sorprende.

Ma prima o poi… quella mano si apre. 

Non perché vuoi. Perché non ce la fai più. 

Perché stringere stanca. 

Perché trattenere ti logora.

E quando molli… 

Quando finalmente molli…

…scopri che c’era spazio. Che dentro quella mano vuota, ora ci può entrare qualcosa di nuovo. 

Che non eri quello che tenevi stretto. 

Eri solo uno che aveva paura di perdere.

Lasciare andare… non è debolezza. 

È coraggio.

Allora sì, uagliù… facimm coccos. 

Ma stavolta facciamo qualcosa di diverso.

Apriamo la mano.

© 2025 Mariafelicia Carraturo. Tutti i diritti riservati.