«L’ho tradito», mi dice con gli occhi lucidi. Le parole le escono rotte, come se ogni sillaba le graffiasse la gola. Resto in silenzio, incapace di trovare la risposta giusta. Poi aggiunge: «Non avevo scelta». Non parla di un amante, né di un amico. Parla del suo cane, compagno fedele di anni, che ha dovuto far addormentare per sempre. Il dolore è quello di chi ha firmato una condanna pur sapendo che era l’unico atto d’amore possibile. Può sembrare un tradimento, ma lei ha salvato il suo Fido dalla sofferenza e nonostante ciò dentro di sé sente di avergli voltato le spalle, di avere infranto quel patto silenzioso di protezione reciproca.
Un’altra amica mi confessa: «Sono stata dura, l’ho guardata male». È pentita, quasi si vergogna. Ha cercato di mettere in guardia una persona a lei cara, che sta lentamente distruggendo se stessa con scelte sbagliate. Ha alzato la voce, l’ha ammonita con severità e ora teme di averla ferita.
Amare significa anche assumere un ruolo scomodo, che non consola, ma scuote e se avverto il pericolo e lo indico con parole taglienti è perché quelle dolci non bastano più.
Ci sono lesioni che non si possono curare accarezzandole. Un chirurgo non esita a incidere pur di salvare, un medico tocca, pulisce, disinfetta e… quanto brucia per guarire davvero! A volte intervenire fa male e sembra crudele, ma è l’unico modo per restituire la vita.
Un Maestro mi guida oltre i limiti, mi mostra verità scomode che da sola non avrei il coraggio di guardare. Non asseconda le mie fragilità: le mette alla prova, le sfida, perché solo così posso crescere davvero. La sua fermezza può ferire, ma è uno squarcio che apre, non che chiude: vi passa la Luce, libera la mente, il cuore e la possibilità di trasformazione.
Alcune azioni dolorose spesso celano la forma più pura e coraggiosa dell’amore: che non evita il dolore, ma lo trascende per guarire.

