Ė un asteroide. Tuttavia non appartiene al cielo, ma alle profondità marine. Come ogni altro organismo bentonico trascorre quasi tutta la sua vita sul fondale, sia esso composto da sabbia, detriti o roccia. E nel verde delle lunghe foglie di Posidonia risalta, con il colore che la contraddistingue e la identifica, la stella rossa o, secondo il suo nome scientifico, l’Ephinaster sepositus. 

Tra le circa 1500 specie di stelle marine presenti in tutti i mari del mondo, è la più diffusa e comune nel Mediterraneo, suo areale di riferimento oltre all’Atlantico del nord. Sebbene prediliga gli ambienti costieri, la stella rossa vive tra i pochi centimetri e i 200 metri di profondità.

Invertebrato echinoderma, la stella rossa presenta le tipiche cinque braccia, che fanno corona alla parte centrale, tondeggiante, del suo corpo, dove sono racchiusi gli organi vitali. Complessivamente, considerate anche le braccia, può raggiungere i trenta centimetri di diametro. Al centro, sul lato inferiore a contatto con il fondale, si trova la bocca, a cui corrisponde sul lato superiore l’ano. Tutt’intorno alla bocca è posto un anello nervoso da cui hanno origine i nervi radiali, che corrono lungo il canale ambulacrale di cui è dotato ogni braccio e che gli consente di muoversi sia in modo autonomo che coordinato con le altre braccia. I canali ambulacrali, che nella parte inferiore delle braccia sono dotati di ciglia, contengono centinaia di pedicelli ambulacrali con ventose, grazie alle quali l’animale è in grado di aderire al fondale. Tra le funzioni fondamentali dei pedicelli ci sono anche la respirazione e la capacità tattile della stella

 Il complesso sistema ambulacrale delle stelle è un sistema idraulico: i canali, infatti, sono pieni d’acqua e i pedicelli sono in grado di allungarsi all’esterno quando si riempiono anch’essi d’acqua. A quel punto, aderendo al sostrato con le ventose, si contraggono e fanno spostare la stella. Questo sistema idraulico è molto delicato e va in tilt appena la stella emerge, perciò bisogna evitare di tenerla anche per pochissimo tempo fuori dal mare. Anche perché nei canali si possono formare delle bolle d’aria, provocando embolie anche letali.

Al termine delle braccia si trovano degli occhi, che permettono all’animale di distinguere la luce e l’ombra.

Anche la superficie delle stelle marine è molto delicata. I corpi sono protetti da una pellicola gelatinosa che li ricopre e che li protegge da infezioni e contaminazioni. Motivo, questo, per il quale non bisogna toccare o manipolare le stelle, giacchè si rischia di rovinare la protezione e di danneggiare i pedicelli ambulacrali.

Essendo echinodermi, le stelle hanno i corpi coperti da piastre di calcare. Perciò anche l’Ephinaster sepositus è dotato di un esoscheletro calcareo con placche che formano un reticolo. Il colore rosso non è uniforme, perché soprattutto sulle braccia si trovano numerose, piccole depressioni di colore più scuro rispetto al resto, mentre i pedicelli sono arancioni.

Come tutte le specie della classe Asteroidea, le stelle rosse sono carnivore e si nutrono in prevalenza di spugne, vermi, piccoli bivalvi e gasteropodi. Una volta individuata la preda grazie ai pedicelli, la stella la ricopre e con le braccia ne apre la conchiglia, poi estroflette dalla bocca lo stomaco in cui introduce, aiutandosi con le ciglia dei canali ambulacrali, le parti della “vittima”, che digerisce subito, prima di reintrodurre lo stomaco all’interno del suo corpo, sempre attraverso la bocca. Nutrendosi, le stelle svolgono una importante funzione ecologica di regolazione, negli habitat in cui vivono, della densità delle popolazioni delle specie predate.

Di contro, pochissimi sono i nemici delle stelle. Il più vorace e aggressivo è il Tritone (Charonia tritonis), che ne è molto ghiotto e contribuisce a tenere sotto controllo la loro diffusione.

Può capitare che le stelle, per vari motivi, perdano una parte o un intero braccio, che si riforma velocemente. Come altre parti danneggiate dei loro corpi. Questa capacità di rigenerazione svolge un ruolo anche nella riproduzione delle stelle, che può essere asessuale, come in questo caso, o sessuale. Nel primo caso, da arti perduti si formano altre stelle, con la formazione delle parti mancanti.

La riproduzione per via sessuale, invece, avviene tra la primavera e l’estate, quando le stelle che vivono nelle diverse aree si riuniscono in gran numero: le femmine espellono in mare grandi quantità di uova di colore rosso scuro che i maschi provvedono a fecondare. Da quei gameti dispersi nella colonna d’acqua nascono nell’arco di una giornata delle piccole larve, che sono trasportate dal mare e si nutrono di plancton. In pochi giorni si formano le braccia e da quel momento le piccole stelle si spostano sul fondale, in cui continueranno la loro vita. Che ha una durata diversa a seconda delle specie. La stella rossa è tra le più longeve, visto che può arrivare ai settanta/ottanta anni.

Prezioso indicatore della biodiversità e della salute del mare, le stelle sono in regresso in alcuni areali e si sono verificate anche delle vere e proprie epidemie che ne hanno decimato alcune popolazioni. I maggiori rischi sono legati all’inquinamento marino, alla pesca e al cambiamento climatico: l’aumento della temperatura del mare certamente disturba animali che sopportano fino ai 22 gradi. Perciò, oltre a studi specifici, in alcune Aree Marine Protette le stelle sono protagoniste di specifici progetti di ripopolamento.